Le teorie di riferimento

Le teorie di riferimento


Si riconoscono nelle nostre comuni radici formative e nelle esperienze formative e cliniche più recenti che ognuno di noi coltiva seguendo i rispettivi interessi.

Le teorie di riferimento si riconoscono nelle nostre comuni radici formative e nelle esperienze formative e cliniche più recenti che ognuno di noi coltiva seguendo i rispettivi interessi. Nello scenario variegato che la psicoanalisi contemporanea offre, noi ci ispiriamo al pensiero di Joseph e Anne Marie Sandler, così come si è sviluppato nei lunghi anni di ricerca e applicazione clinica presso l’Anna Freud Centre di Londra.

Il nostro lavoro quotidiano è il frutto di anni di formazione teorica e confronto clinico presso il Centro Studi di Psicoterapia Psicoanalitica e Metodologia Istituzionale di via Ariosto 6 Milano, Centro con il quale i Sandler hanno sviluppato un lungo e proficuo lavoro di collaborazione. 

Tale confronto ha preso nuova linfa dall’incontro (per qualcuno di noi un re-incontro) con il Dottor Giovanni Pieralisi, psicoterapeuta psicoanalitico, già socio fondatore del suddetto Centro Studi e ora Direttore dell’Istituto “Scuola di Psicoterapia Psicoanalitica” di Ravenna: con lui abbiamo proseguito, in gruppo e individualmente un importante e assai prolifico lavoro di supervisione e più in generale di formazione.

Ma nel nostro percorso, nel corso del tempo, ci siamo avvicinati alla lettura e allo studio dei contributi di altri importanti psicoanalisti, che hanno sicuramente influenzato la nostra pratica e il modo di approcciare al nostro lavoro. Ad esempio Ferenczi (e i lavori più attuali sulla sua opera portati avanti da Borgogno) per l’apporto che ha saputo fornire nella lettura delle complesse interazioni tra terapeuta e paziente. Anna Freud con l’attenzione al bambino. Oppure Erna Furman con le sue importanti riflessioni sui processi di separazione tra madre e figlio. Ancora i pensieri legati allo sviluppo del bambino e dell’individuo in genere, Winnicott e Bion, in primis Ogden. E a chi pensa all’incontro tra un neonato e la mamma che lo accoglie come Norman e Salomonsson.

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